2- SINTESE TEMACAPITOLARE PRIMA FASE

Allegato 1

29° Capitolo Generale

“CHIAMATE e INVIATE per ‘annunciare parole di vita’. Cf At 5,20

 

SINTESI DELL’ APPROFONDIMENTO DELLE PAROLE CHIAVE SUL TEMA – PRIMA FASE

 

Abbiamo percepito, anche nel consenso che si è creato attorno a questo tema, come lo Spirito ci stia guidando verso cammini comuni e ci indichi orizzonti in vista di una incarnazione sempre più rispondente all’oggi in fedeltà al Carisma e alla Chiesa. Desideriamo che ogni Sorella e ogni comunità si lascino coinvolgere nel processo di preparazione e celebrazione, affinché il Capitolo sia atteso e vissuto da tutte come responsabilità propria così come, con amore alla Congregazione e impegno, ognuna ha offerto il proprio contributo per giungere alla definizione e all’approfondimento del tema. (Cf. Lettera d’indizione, 28/06/2019)

 

  1. CHIAMATA

La nostra vocazione è un capolavoro delle mani di Dio. È un mistero d’amore, perché è Dio che ci ha chiamate, ci ha scelto e ci ha inviato. Come donne chiamate e consacrate, non possiamo più vivere per noi stesse, la nostra vocazione deve essere a servizio. Il Signore Dio ci ha sedotto: “Mi hai sedotta Signore… e nel mio cuore c’è come un fuoco ardente” (cf.Ger.20.7-9). Siamo donne consacrate, chiamate a portare speranza nelle nostre comunità, nelle nostre opere e nella nostra missione.

La chiamata è la Parola di vita che ci nutre, che dà gioia al cuore e coraggio nelle difficili situazioni della nostra convivenza e del nostro apostolato. È un apprendimento quotidiano che ci invita a guidarci e ad abbandonarci alla volontà di Dio, facendo la Sua volontà nella nostra vita. I nostri cuori bruciano per Gesù che ci ha scelto e ci ama. In tempi di difficoltà è Lui che ci sostiene, guida e dà un senso alla nostra vita.

Non è solo all’inizio della vita religiosa consacrata che ha luogo la chiamata, ma in ogni momento e in tutte le situazioni della vita, deve essere vissuta con responsabilità, coerenza e passione. Senza la testimonianza di gioia, ardore, donazione, la nostra vita religiosa diventa sterile, insignificante e invisibile. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di rinnovare il nostro “si” ogni giorno e talvolta lasciare così tante idee e progetti personali. Dio ha un disegno fatto per noi, le sue Figlie. Pertanto, dobbiamo essere aperte al progetto di Dio per tutta la vita.

Il volto della Figlia CHIAMATA è gioioso, felice, pieno di vita. È un volto umile, fiducioso, capace di perdonare e di essere al servizio della missione. L’invito è di stare con il Signore, essere fedeli e responsabili. Essere uno “strumento e testimonianza” del suo amore lungo il nostro cammino. Vogliamo rivolgere lo sguardo al primo amore e rivisitare la nostra storia vocazionale, facendo memoria della chiamata. E questo riscatto ci rafforza e ci incoraggia, perché è stato l’amore di Dio a chiamarci.

La chiamata è il carisma dell’incontro. Siamo seminatrici di speranza, chiamate a costruire la comunione. Siamo donne consacrate e profetiche impegnate a testimoniare Cristo oggi. In noi sorgono sentimenti di lode, gratitudine e soprattutto di fedeltà al Signore. Riconosciamo tuttavia che a volte sperimentiamo dubbi, tentazioni di arrenderci, delusioni, crisi, stanchezza e secchezza spirituale che diventano ostacoli al progresso e alla crescita.

È necessario aiutare le sorelle a vivere serenamente, soprattutto in età avanzata e nella mancanza di forza fisica, quando non possono più essere una presenza concreta nella missione. Ciò provoca spesso sentimenti di tristezza e sofferenza. La sfida sta nell’affrontare i sentimenti di frustrazione, perché le persone vedono e sentono in noi un certo sconforto per la diminuzione del numero di vocazioni, e questo può contribuire a pensare che la vita religiosa non ha più spazio nel mondo di oggi. Questi sono i sentimenti che emergono e che devono essere affrontati nella vita personale e della comunità in modo che ogni sorella possa veramente condividere i suoi problemi personali e il carico esistenziale che porta in silenzio. In questo caso, è necessario integrare le dimensioni umana e spirituale in un itinerario di fede che integri la vita in tutte le fasi.

Per quanto riguarda le possibilità evidenziate dagli Organismi, scopriamo che è necessario innanzitutto rivitalizzare tutta la chiamata ad essere Figlia del Sacro Cuore di Gesù, aiutando le comunità e ogni sorella a mantenere viva la fiamma della vocazione e la passione per Gesù, vivendo intensamente la fratellanza, il servizio, la speranza e la carità. Siamo stimolate a interagire, a dialogare con il mondo e soprattutto a rafforzare la nostra vita di preghiera e di fede.

Un’altra sfida è quella di fortificare e nutrire la lettura orante come fondamento del nostro stare insieme nella fede, condividere la Parola e la vita, soprattutto il senso che ci motiva a essere in comunità come donne chiamate ed inviate. Inoltre, è necessaria una formazione costante utilizzando, insieme alla Parola di Dio, i Documenti della Chiesa, gli scritti dei Fondatori e le Testimonianze della Congregazione, gli attuali sussidi della Chiesa e le Conferenze delle Religiose. Approfondire la Parola di Dio per avere una solida spiritualità, radicata nella carità del Cuore di Gesù e dei nostri Fondatori.

È necessario in questo momento svolgere la nostra attività educativa più aperta e incentrata sul Vangelo, umanizzando il nostro annuncio per testimoniare l’amore di Dio che porta conforto e speranza nel mondo attuale. Con il pensiero pedagogico della nostra fondatrice Teresa Verzeri possiamo offrire ai nostri insegnanti, studenti e famiglie strumenti di formazione più umanizzati ed evangelici. Dobbiamo andare dove nessuno è ancora andato, accogliendo la sfida di essere la presenza vivente di Dio in nuove comunità. Dobbiamo intensificare la formazione umana e spirituale dall’inizio del processo formativo, ponendo l’accento su atteggiamenti accoglienti, relazioni rispettose, conoscenza di sé e dell’altro, vita di fede e obbedienza al progetto di Dio.

Abbiamo bisogno di una rilettura sistematica della nostra consacrazione come Figlie e dei voti religiosi a partire dagli scritti di S. Teresa Verzeri e Giuseppe Benaglio. Guardando la nostra storia Congregazionale, approfondendo ciò che farebbero oggi i nostri Fondatori, per essere un segno visibile della presenza dell’Amore del Cuore di Gesù nel mondo.

Possiamo pensare a una missione più itinerante per rispondere alle grida dei migranti e delle popolazioni escluse, rivisitando l’esperienza delle prime comunità e delle prime suore chiamate e inviate in missione nel mondo in diversi contesti. Continuare l’esperienza delle comunità internazionali per rendere visibile lo spirito carismatico e apostolico dei nostri fondatori.

La gioia nel servizio dovrebbe essere la nostra motivazione per fare del bene a coloro che attraversano la vita della Congregazione, come dice Papa Francesco: “Lascia che il grido del povero ti metta in discussione, vedendo in esso il grido di Dio”.

RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIA:

  • Cosa fa ardere il mio cuore quando faccio memoria della mia chiamata ad essere FSCJ?
  • Cosa mi impedisce di vivere con gioia e ardore la mia chiamata di FSCJ oggi?
  • Come ravvivare il dono d Dio che mi è stato consegnato per rinvigorire la mia risposta fedele di Figlia del S. Cuore di Gesù?

 

  1. INVIO

 

Il tema dell’invio ci fa provare la forza del battesimo, così come la consacrazione religiosa di Figlia del Sacro Cuore di Gesù, che ha solo senso se accompagnata dall’essere inviata da Gesù. L’invio ci rende responsabili delle persone e della missione a cui siamo state inviate e siamo consapevoli che la nostra vocazione è in ordine all’invio, è uscire da sé stessa, all’incontro con gli altri.                                    Se siamo inviate, saremo in grado di proclamare la Parola di Dio attraverso le nostre vite.

La gioia di servire nasce dalla fedeltà all’ascolto della Parola, dall’incontro personale con Gesù che si fa salvezza per noi e per gli altri. È importante non lasciare che gli avvenimenti o i compiti si sovrappongano alla Passione per il Signore, all’ascolto del desiderio di Dio su di noi.

Dobbiamo essere attente e preoccupate di “fare la missione”, ma anche vigili e forti nel custodire la relazione con il Signore per non cadere nello svuotamento spirituale e perdere il significato della vita.

 

L’ invio richiede obbedienza, rinuncia, distacco, umiltà e profezia. Essere inviata ci richiede di mantenere l’essenzialità e la perseveranza della nostra chiamata. Si fa necessario ravvivare il dono di Dio in noi, apprezzare la vita. Rimanere in cammino capaci di affrontare le gioie e le ferite della vita religiosa consacrata con maturità e fede. Considerare le crisi come opportunità di crescita e di percezione della guida di Dio. Il centro è la carità, l’amore-Agape. Abbiamo bisogno di crescere in questo amore, vivere l’esperienza di essere amate e accolte dal Signore e dalle sorelle.

 

Si fa necessario coltivare fin dalla formazione iniziale il senso dell’essere inviate, oltre i limiti di provincia, regione e paese, perché siamo una Congregazione internazionale. Sentiamo e viviamo la gioia di essere inviate, aperte al nuovo, anche fuori dal paese di nascita. Accogliere con disponibilità il trasferimento, con docilità perché è Dio che ci invia all’itineranza della missione. Ci fa sentire sfidate, ma sempre al sicuro e sostenute da Lui. C’è la coscienza dell’essere guidate da Dio.                       La consapevolezza del dono ricevuto suscita in noi il desiderio di trasmetterlo ad altri con gioia, speranza, motivazione e fiducia nel futuro.

Il Signore ci chiama fortemente, in questo tempo, ad essere riconoscenti per la grazia del mandato, dell’essere inviate con-passione, coraggio, creatività, gratitudine, stupore, ammirazione, misericordia, compassione. il Signore ci provoca a VIVERE ED ESSERE MISSIONE NEL MONDO.

 

 

RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIA:

 

–           Quali sono i bisogni, le necessità che l’uomo di oggi vive a cui siamo inviate e come possiamo rispondervi? Quali le difficoltà che incontriamo?

–           Come vivo la mia consacrazione religiosa apostolica, quali sono per me gli elementi essenziali da rinvigorire, consolidare perché siano vita per noi e per i fratelli?

–           Quali sentimenti nascono nel mio cuore attraverso questa prospettiva?

 

  1. ANNUNCIO

L’annuncio scaturisce dalla Parola di Dio ascoltata e accolta in un cuore aperto, compassionevole e pieno di amore. Così come è stato per il profeta Geremia che dice “mi hai sedotto Signore, e nel mio cuore c’è come un fuoco ardente” noi, Figlie del Sacro Cuore di Gesù siamo invitate a condividere l’esperienza dell’amore di Dio dentro le realtà dove siamo inserite.

L’annuncio dell’amore misericordioso del Padre è il progetto della vita di Gesù e noi come Figlie siamo chiamate a vivere questo progetto recuperando la centralità di Cristo per non annunciare noi stesse.

L’annuncio non è fatto solo di belle parole, ma si esprime in una vita di servizio, di rinunce a tante cose e situazioni; l’annuncio è un’apertura per uscire da noi stesse e dalle nostre comodità. Anche se siamo poche, possiamo essere luce nelle nostre “periferie”. Il nostro annuncio si concretizza prima di tutto nell’esempio di vita e nella testimonianza della fede e dell’amore.

L’annuncio è apertura e docilità allo Spirito di Dio, è risveglio della passione per Gesù Cristo, è speranza e rinnovamento, è un cuore capace di tenerezza, umile e pieno di gioia; richiede grande testimonianza di amore fraterno per suscitare nei giovani il desiderio della vita consacrata. L’autenticità del nostro annuncio è garantito dall’autenticità del nostro vivere insieme, di comunità che facciano esperienza dell’amore di Dio, di persone che vivendo insieme sappiano accogliersi nelle loro fragilità e nel loro essere dono.

Per questo è necessario costruire vere comunità, forse la presenza di solo due sorelle o in alcuni casi una sola sorella non garantisce la vita comunitaria con tutto quello che comporta e il sostegno necessario perché l’annuncio sia possibile, vero ed efficace.

Un altro aspetto importante che emerge dalle diverse riflessioni fatte negli Organismi è la necessità di curare la formazione a vari livelli: umano, spirituale, professionale, perché l’annuncio sia capace di portare profezia e speranza. Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua generosità e la sua dedizione tutto è prezioso e parla alla nostra vita personale chiamandoci a essere in unione profonda con Lui ed essere fedeli all’annuncio. Dobbiamo sviluppare in noi stesse uno spirito missionario che porti a essere attente ai bisogni del mondo.

Annuncio è condividere con tutti coloro che incontriamo l’esperienza dell’amore di Dio per aiutare tutti a riconoscere le Sue vie.

RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIA:

  • Cosa anima la mia vita di FSCJ per essere annunciatrice di speranza?
  • Quali sono le difficoltà maggiori che incontriamo nel vivere l’annuncio nella società post-cristiana di oggi?
  • Quali sono le condizioni perché ci sia vita comunitaria bella, forte e significativa nell’esperienza di Dio e nella fraternità, capace di permetterci di annunciare e vivere la missione?

 

  1. PAROLE DI VITA

La bussola che guida la Vita Religiosa Consacrata è il Vangelo e per annunciare questa buona notizia del Regno, siamo chiamate a essere aperte, ad abbracciare la novità dello Spirito “che soffia dove vuole” (Gv. 3,8) e genera vita e speranza. Come donne consacrate siamo invitate a coltivare e abbracciare il mondo con speranza, amore, compassione e creatività. Come Figlie del Sacro Cuore di Gesù, siamo chiamate a vivere la carità con tutte le persone e in varie situazioni. La Parola di Dio è performativa e, quindi, può trasformare il nostro essere poiché è Parola di Vita.

La Parola di Vita ci chiama a essere profezia e, come Figlie, questa profezia si esprime nel fare nostri i sentimenti che furono di Gesù: la carità, la compassione, la misericordia, l’accoglienza. La nostra vita deve essere testimonianza di donne consacrate che si prendono cura dell’umanità, seminano parole e gesti di tenerezza, gioiosamente consapevoli che siamo state scelte per esprimere comunione e l’amore di Dio nel mondo.

La Parola di Vita accade nell’incontro personale con il Signore attraverso un intenso momento di preghiera. La parola di Dio ascoltata con fede e in silenzio fa bruciare il cuore, anche noi con Geremia possiamo dire: “Mi hai sedotta Signore… e nel mio cuore c’è come un fuoco ardente”. Essere portatrici della Parola di Vita significa essere donne generative, che umanizzano e vivono relazioni libere e autentiche, sentinelle spirituali che sanno tener viva la ricerca di senso e di Dio nell’umanità che incontrano.

Solo la Parola di Dio è vera ed efficace. È parola che nell’incontro con il Signore, diventa esperienza di vita da condividere con i fratelli che ci sono affidati. È parola che raggiunge il cuore di ognuno che, in cammino, ricerca significati autentici al proprio vivere, che sostiene e orienta la vita e le scelte nell’individuare il bene che fa crescere, la fraternità da ricostruire, la dignità di ognuno da riconoscere, la speranza da rivitalizzare, la giustizia e la pace da condividere che non è più così certa e scontata.

La Parola di Dio è credibile ed efficace, è grazie a lei che troviamo la vitalità necessaria per vivere la fatica quotidiana e superare le difficoltà.

Solo le parole della Vita parlano al nostro spirito, oggi più che mai siamo chiamate ad ascoltare nella fede e nel silenzio il grido dello Spirito che ci raggiunge in vari modi. Le parole di vita generano un senso di impegno e impegno per l’annuncio. La Parola di Dio chiama, provoca, non lascia indifferente la persona, completa, illumina, sostiene e sostiene anche nei dubbi e nelle difficoltà. La Parola di Dio ci dà l’opportunità di cogliere, rinnovare, crescere nella fede e nell’ amore nel nostro impegno di essere e servire il Signore ovunque Lui si manifesti e ci chiami.

È necessario ravvivare il dono di Dio, ravvivare la memoria di quello che siamo chiamate a essere perché il passare del tempo può portare a dimenticare ciò che ci ha portato alla vita religiosa. Abbiamo bisogno di tornare alle fonti, di avere un’esperienza sempre più radicale del Vangelo che dia forma al nostro pensiero e al nostro sentire per essere semi di speranza nella vita fraterna, nella vita apostolica, guidate dal carisma che lo Spirito ci ha consegnato. L’incontro quotidiano con la Parola di Dio, l’esperienza curata, approfondita della lectio divina deve divenire il fuoco attorno al quale ci raccogliamo per attingere forza e amore, per essere illuminate, rigenerate alla speranza e rese capaci di leggere la realtà con lo sguardo di Dio e avere una parola autentica da annunciare ai fratelli.

Il mondo, la società in cui viviamo oggi, dove tutto è cambiamento velocissimo, dove gli orientamenti sono confusi e l’individualismo portato all’estremo, ci pare ancora viva la sete di significati autentici, di solitudine colmata da presenze vere, di misericordia concreta, di testimonianza che sappia risvegliare i desideri più profondi del cuore, di umanità capace di prendersi cura e di rispondere a quanto di essenziale c’è nell’uomo di tutti i tempi.

La chiamata a generare vita a portare parole di vita, si traduce in un’esistenza donata e colma di compassione, di misericordia, di fiducia, di capacità di stare accanto all’altro da sorelle che condividono la medesima ricerca di vita, di speranza e di pazienza accanto al dolore dell’altro.

Abbiamo bisogno di formarci una coscienza critica nel contesto storico di società post-cristiane dove la vita consacrata è ancora chiamata ad essere profezia, a tener vivo il seme del Vangelo, capace di aprire spazi sacri, terre di mezzo dove condividere significa rendere l’altro sempre meno straniero, dove il rispetto delle culture diventa accoglienza e valorizzazione del diverso, dove la comunione e la speranza sono realtà quotidiana.

Avvertiamo come necessario e urgente rendere le nostre relazioni sempre più fraterne, evangeliche, accoglienti, solidali verso ogni sorella, libere da giochi di potere e da subdole manipolazioni. Crescere e migliorare le nostre relazioni comunitarie, accogliendo e non fuggendo i limiti della nostra condizione umana, crescere nella pazienza e nella stima di ogni sorella è parola di vita autentica ed efficace, testimonianza evangelica per tutti, nel nostro tempo.

RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIA:

  • Quali sono gli aspetti della nostra vita che ancora sono da evangelizzare, zone d’ombra che hanno bisogno di convertirsi e aprirsi alla parola che genera vita?
  • Come viviamo nella comunità la parola di vita che ci costituisce e identifica?
  • Nella nostra realtà apostolica e di missione come si concretizza il testimoniare la parola di vita che fa vivere e salva?

 

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